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Indagine sulle biomasse terrestri

Nella bilancia del vivente, la scarsa (ma pesante) presenza dell’umano

Quanto pesano tutti gli esseri viventi sulla Terra? E’ a questa domanda che tre ricercatori hanno cercato di rispondere nel modo più preciso possibile in un studio pubblicato nel mese di giugno 2018 sulla rivista Proceeding of the National Academy of Sciences (PNAS). Secondo lo studio, la massa totale di vita sul nostro Pianeta – quello che viene chiamato biomassa – è uguale a 550 miliardi di tonnellate di carbonio equivalente (misurare solo la massa di carbonio, l’elemento più abbondante nella chimica della vita sulla Terra, permette di escludere la massa di acqua, che può variare fortemente da un individuo ad un altro).

Come facilmente intuibile, la stragrande maggioranza della massa del vivente è nel regno vegetale. I vegetali (in senso ampio) rappresentano l’82% della massa totale con 450 miliardi di tonnellate di carbonio (GtC). Ma la sorpresa, per chi pensava di mettere il mondo animale in seconda posizione, viene dai batteri che rappresentano il secondo taxon (gruppo di organismi) più massiccio: poco meno di 70 GtC sono i dati dello studio. I funghi completano il podio con una massa stimata a 12 GtC. Seguono archeobatteri e protisti con masse stimate rispettivamente di 7 e 4 GtC. E gli animali? Solo 2 GtC.
E ben lungi dall’essere i più massicci, gli umani rappresentano solo 60 milioni di tonnellate di carbonio, cioé circa 1.166 volte meno dei batteri.

Il grafico qui sotto rappresenta la ripartizione della biomassa per grandi famiglie di esseri viventi.

Massicciamente, le piante dominano il mondo
Massa della biosfera sulla Terra, classificata per famiglie di esseri viventi (taxon), espressa in miliardi di tonnellate carbonio (GtC).

Se la vita sulla Terra è nata dalle acque, in seguito essa è largamente migrata sulle terre emerse del Pianeta, dove si concentra l’86% della massa dei viventi. I luoghi sotterranei continentali contengono una biomassa dodici volte maggiore rispetto a quelli marini, dove troviamo solo l’1% della biomassa totale.

Le piante sono essenzialmente terrestri e la maggior parte degli animali sono marini
Ripartizione della biomassa delle piante, animali e batteri secondo il loro tipo di ambiente.

Se ci soffermiamo sui taxon con cui abbiamo più familiarità, i regni vegetale e animale, si constata che il primo è quasi esclusivamente terrestre, mentre il secondo è in massima parte marino: gli animali marini sono molto più numerosi rispetto a quelli terrestri.

La drammatica impronta degli umani
Gli autori sottolineano quanto la massa degli umani e del bestiame da allevamento (0,16 GtC) sorpassi largamente quella di tutti i mammiferi selvatici (0,007 GtC) ed evidenziano il peso delle attività umane sulla biomassa del Pianeta a causa della nascita dell’agricoltura e dell’addomesticamento degli animali e poi dalla rivoluzione industriale.
La pressione umana ha largamente contribuito all’estinzione della mega-fauna del quaternario. Circa 50.000 anni fa, la massa dei mammiferi selvatici terrestri è stata stimata di 0,02 GtC, mentre ora è 0,003 Gt C, circa un settimo. Le attività umane hanno ugualmente ridotto di 0,1 GtC la biomassa dei pesci, tanto quanto la dimensione delle popolazioni rimanenti oggi nei mari e negli oceani. L’impatto della specie umana ha inciso fortemente anche sulla biomassa vegetale: si stima che la massa della flora planetaria sia stata dimezzata in rapporto al suo livello pre-civilizzazione. Le stesse tendenze avute sino ad ora continuano più che mai anche oggi, con un ritmo di estinzione animale cento volte superiore da dopo il 1900.

Il censimento dei tre ricercatori non è certo perfetto, ci sono delle ampie incertezze rispetto ad alcuni taxon. La stima della massa dei vegetali è ritenuta consolidata, mentre quella degli archeobatteri, degli animali o dei virus, è soggetta a considerevoli margini d’errore. Tuttavia, studi come questo, i più precisi a disposizione, permettono di comprendere meglio la composizione della biosfera e il modo in cui una specie minoritaria, la nostra, riesce a comprimere massicciamente i maggiori regni viventi del Pianeta.

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Articolo originale di Gary Dagorn, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 04/01/2018